Amici Per Sempre, 26 chapters

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- alex
view post Posted on 10/10/2010, 23:03






Raiting: arancione;
Genere: drammatico, romantico;
Personaggi: Lee Ryan; Josephine Evans; comparse varie;

PROLOGO

Nacquero nello stesso giorno, ma in mesi diversi. Due persone si conobbero solo tre anni dopo la loro venuta al mondo. Fu in quel momento che dalla terra fertile e coltivata, spuntò una piccola e indifesa piantina, quello che un giorno sarebbe diventato l’albero della amicizia e che, se annaffiato e curato, sicuramente, dopo esser cresciuto abbastanza, avrebbe dato i suoi frutti.
Kathleen e Lee condivisero tutta la loro infanzia. Erano teneramente legati l’uno all’altra. Compagni di giochi per così dire. Passavano intere giornate insieme, sotto o non, la supervisione delle loro madri. Era grazie a loro se tra quelle due creature si stava venendo a formare un sentimento che forse già allora si sarebbe potuto chiamare “amicizia”. Si volevano bene e non potevano fare a meno l’uno dell’altra. Ma fu un’infanzia difficile per entrambi. Si aiutavano a vicenda, e insieme, mano nella mano, come figli di un solo embrione, percorrevano quel lungo cammino che è la vita.
E come per tutti gli esseri umani, arrivò anche il loro momento.
Si apprestavano ad entrare nel mondo degli adulti attraversando prima le varie peripezie che l’adolescenza pone lungo la strada, come prove per essere accettati in una dimensione totalmente diversa e affascinante vista sotto gli occhi di un bambino.


Edited by - alex - 12/10/2010, 12:10
 
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- alex
view post Posted on 12/10/2010, 11:09




CAPITOLO 1

“no dai… io torno indietro!” e la ragazza fece dietro front.
“tu vieni con me invece!” il ragazzo la prese per un braccio e la trascinò avanti, accanto a lui.
“dai briciola… vedrai che non sarà poi così male…“ le fece lui.
“e smettila di appiopparmi nomignoli di fronte agli altri!!!” lo ammonì.
“e perché? Acciughina mia…” la cantilenò lui.
“grrr… Lee!!!”
“ok ok!” le disse lui. Ma in realtà era una finta resa. Non avrebbe smesso né ora né mai. I due raggiunsero il cancello d’entrata della nuova scuola.
“eccoci finalmente… mamma quanta strada che dovremo fare ogni mattina!” si lamentò lui.
“ecco appunto… sai dove trovarmi…” e cercò di sfuggire da Lee e da quel “benedetto“ primo giorno di scuola. Ma fu troppo lenta.
“e dai… non fare la bambina!”
“ma da che pulpito!!!” gli fece lei. Lee le sorrise. Di solito era Kathleen a rimproverarlo in quel modo.
La campanella suonò proprio in quell’istante. Fu così che tutti smisero di parlare e scherzare e pian piano, senza troppa euforia, si avvicinarono per ubbidire a quel trillo insistente che li avvertiva dell’inizio delle lezioni. Quelli dell’ultimo anno furono facili da riconoscere. Sigaretta alla bocca e donna tra le braccia. Furono gli ultimi ad entrare. Tipi dai quali stare alla larga.
“forza… muoviamoci! Non sappiamo nemmeno dov’è la nostra classe…” disse prendendolo per un braccio.
“ma come? Se fino a pochi minuti fa manco la volevi vedere sta scuola…” si stupì lui.
“si si… ma non voglio arrivare in ritardo proprio il primo giorno!” Lee scosse la testa e si lasciò trascinare dentro. Purtroppo si realizzò proprio quello che Kathleen temeva che accadesse.
“bene bene bene… venti minuti di ritardo! Incominciamo davvero bene!!!” disse un uomo sui cinquanta, con un paio di baffi da far paura e due fondi di bicchieri al posto delle lenti degli occhiali.
“ci scusi… ma ci eravamo persi… “ provò a giustificarsi Kathleen.
“… in questa enorme e splendida scuola!!!” continuò Lee sarcastico, ironizzando sulle dimensioni e l’estetica della Sylvia Young. Tutti si misero a ridere. Kathleen arrossì e gli diede una gomitata nel fianco. Lee accusò il colpo.
“SEDUTI ENTRAMBI!”
C’erano alcuni posti liberi davanti e altri in fondo. Kathleen poggiò lo zaino al primo banco, ma Lee l’afferrò per il cappuccio del giubbotto e la trascinò agli ultimi posti.
“ma che sei masochista?” le disse Lee. La classe rise di nuovo.
“SILENZIO!!! Non mi piace il suo spirito di patata signor… … “
“Ryan… mi chiamo… anzi, non sono così scemo da chiamarmi da solo… mi chiamano Lee Ryan…”
“STIA ZITTO RYAN!!! Se vuole esibire il suo lato umoristico lo faccia fuori…” disse il professore indicando la porta.
“no grazie… preferisco stare seduto su una comoda sedia che all’in piedi nel freddo corridoio di questa enorme e splendida scuola!” disse Lee col suo solito sorrisino sulle labbra. La classe non poté resistere e si lasciò andare un'altra volta. Il professore cercò in tutti i modi di ignorarlo e fece finta di non aver sentito.
“allora… io sono il vostro insegnate di inglese e mi chiamo… beh… il mio nome è McKay… ehm ehm…(  tossicchiò ) adesso facciamo l’appello… “
Ecco, finalmente s’iniziava a vivere la vera aria scolastica. Lee sorridente si voltò verso Kathleen. Lei scosse la testa e tornò a guardare i suoi nuovi compagni di classe. Rispondevano educati all’appello e lei cercava di memorizzare i loro nomi il più in fretta possibile. Sapeva che li avrebbe dovuti vedere tutti i giorni per ancora 5 anni. O almeno così credeva.
 
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- alex
view post Posted on 12/10/2010, 14:11




CAPITOLO 2

“mi passi gli esercizi di matematica?” sussurrò Lee a Kathleen.
Non era nemmeno trascorsa la prima settimana, che Lee era già stanco della scuola e dei compiti.
“RYAN!” il professore urlò il cognome di Lee, sputacchiando a destra e a manca.
“PRESENTE!” disse alzandosi dalla sedia.
“DEVE STARE ZITTO RYAN! ZITTO E SEDUTO!” ribadì il professore.
“SI SIGNOR CAPITANO!” e Lee si portò la mano sulla fronte, come in un saluto militare.
“UN'ALTRA PAROLA RYAN E LA SBATTO FUORI!!!” Lee si sedette sorridendo beffardo. Amava sfidare i suoi superiori. I suoi professori.
L’insegnate continuò la lezione e Kathleen assecondò la richiesta di Lee. Lui le sillabò un grazie.
“eeeee Ryan… si accomodi fuori…”
“ma professore, non ho emesso alcun suono!” disse per giustificarsi.
“Ryan, lei non deve fare nulla! NULLA! Né parlare, né cantare, né alzarsi, né scrivere… deve solo pendere dalle mie labbra e non muovere un solo muscolo del suo corpo! Mi ha capito? RYAN! MI HA CAPITO?>
“ehm… professore… Lee l’ha presa alla lettera! Gli ha detto di non parlare… e adesso non credo che le risponderà!> azzardò Kathleen. La classe scoppiò a ridere.
“questo è il colmo! IL COLMO! In tutta la mia vita non ho mai incontrato un alunno così insolente… sarà punito come merita… andrà dritto dalla preside con una bella nota!” sbuffò il professore.
“eh… bella… questo dipende dalla sua calligrafia!”
“FUORI!”
Lee fu mandato dalla preside e poi sospeso per il resto della giornata. All’uscita, verso le 3.30, Kathleen lo trovò ad aspettarla.
“perché non sei andato a casa?” gli chiese.
“ho aspettato la mia bollicina… qualche problema?”
“LEE!” esclamò lei guardandosi intorno per vedere se qualcuno li avesse sentiti.
“ok ok…“ i due s’incamminarono verso casa.
“non male come prima settimana, no?”
“certo…se pensiamo al fatto che ti sei fatto beccare senza i compiti da tutti i professori, ti sei fatto rimproverare ogni dieci minuti, per di più ti sei preso una nota e una sospensione… si, non male… “ dichiarò lei sarcastica.
“parli come se fossi stata tu a subire tutto questo!” lei rispose facendogli la linguaccia e lui fece lo stesso.
“domani mi arriva lo scooter…così non dovremo più attraversare Chatham ogni mattina…“ proferì con una nota di eccitazione nella voce.
“ah, bene… un problema in meno…“
“è di 3^ mano… anzi…“ disse rammaricato per la situazione economica della sua famiglia.
“dai, non ci pensare…“ tentò di tirarlo su di morale, ma anche lei si trovava nella sua stessa identica situazione.
“che facciamo domani?”
“studiamo?”
“si, come non detto…“ e alzò gli occhi al cielo.
“eee…non fare così… stavo scherzando!“
“e allora che facciamo?”
“non è che ci sia molto da fare a Chatham… che ne dici di affittare un film?” Lee le rispose facendo un verso strano.
“vabbè… anzi che niente…“ e fece finta di accettare la proposta.
Arrivarono sotto casa di Kathleen.
“CIAO! TI PASSO A PRENDERE DOMANI MATTINA!!!” urlò allontanandosi mentre lei saliva i gradini di casa.
“MA NON DOVEVAMO AFFITTARE UN FILM?” lui alzò le spalle e le sorrise. Lee era fatto così: imprevedibile. Kathleen si sarebbe potuta aspettare di tutto.
 
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- alex
view post Posted on 16/10/2010, 13:52




CAPITOLO 3

Versò il caffé nella tazza e se la portò alla bocca, ma non ebbe nemmeno il tempo di berne un sorso, che un rumore alla finestra la distrasse. Riappoggiò la tazza sul tavolo e andò alla finestra. Un altro sassolino colpì il vetro. L’aprì e trovò Lee in giardino.
“che ci fai qui a quest’ora?” sussurrò cercando di farsi sentire lo stesso.
“fammi salire!!” la implorò lui.
“ma dormono tutti!” gli rispose.
“dai…“ si lamentò lui.
Kathleen scese le scale e gli aprì la porta. Lui era già dietro che l’aspettava.
“perché presto? Sono appena le 8.30!” disse scavalcandola ed entrando.
“perché i miei hanno solo il sabato e la domenica per dormire… vanno a lavoro presto, lo sai!“ e andò in bagno lasciando la porta socchiusa, così da poter continuare a parlare.
“bleah! Che schifo! È amaro!!!”
“il caffé?“
“si! Ma non ce ne hai messo di zucchero?”
“no! sono a dieta!” disse lei per giustificarsi.
“ma che devi smaltire? Le ossa?” disse ridendo.
“ssshh! Stai zitto!”
“ma che stai facendo? Dai, muoviti…”
“mi sto truccando… aspetta!”
“ti stai truccando? Ma da quando in qua ti trucchi?” aprì la porta del bagno e la trovò davanti allo specchio a levarsi il nero che le colava dagli occhi.
“esci!“ strillò lei.
“ma dai…sembri un clown!”
“stronzo!“ enfatizzò. Già imbarazzata dall’entrata di Lee in bagno, arrossì ancora di più dopo le cose che aveva detto. Come se le guance non fossero già abbastanza colorate per il trucco.
“lavati la faccia e smuoviti!”
Dopo un quartod’ora Kathleen uscì dal bagno. Aveva il viso arrossato per le volte che lo avevo sfregato per togliere il trucco.
“forza andiamo!” disse osservandole il volto.
“dove andiamo?”
“in giro!”
Kathleen lasciò un biglietto ai suoi e uscirono piano, cercando di fare il meno rumore possibile.
 
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- alex
view post Posted on 24/10/2010, 10:44




CAPITOLO 4

Dopo aver fatto il giro di tutta la cittadina tre o quattro volte, Lee parcheggiò il motorino in un parco. Erano anche passati a prendere una vaschetta di gelato.
“ma tu sei pazzo!!! Io dietro te non ci salgo più!!!“ Kathleen si sedette sulla panchina e tolse il coperchio al gelato.
“esagerata!!!“
“no, dico sul serio!!! Sei un pericolo pubblico…“
“non so perché ma mi piace di più l’aggettivo -ambulante-“ Kathleen lo guardò strano e poi passò a contemplare il gelato.
“lo vogliamo mangiare e preferisci guardarlo… perché non gli dedichi una poesia mentre che ci sei…“ disse Lee ironico.
“scemo! Mi piacerebbe tanto… ma sono a dieta!“
“ma che cazzo sei scema? A dieta? Ma va va… tu a dieta… Kathleen… non ti riconosco più! Ma che ti sta succedendo? È un periodo che sei strana... non riesco a capirti…“ e poi uscì due cucchiaini di plastica dalla tasca del jeans.
“bleah! E anche se lo mangiassi dovrei utilizzare quei cucchiaini?”
“ecco di cosa parlo! Prima non facevi così la schizzinosa… non te ne fregava niente! Non ti truccavi, ti mettevi una jeans e una maglietta e non ci stavi tre ore per vestirti, ti mangiavi di tutto… anche le cose più schifose…“ piantò il cucchiaino nel gelato, cercando di smuoverlo, anche se quello era troppo ghiacciato e l’azione veniva un po’ complicata da portare a termine, visto che la vaschetta si trovava anche tra le gambe di Kathleen.
“non lo so… non ti so spiegare!“ sapeva anche lei che non era più la stessa. Aveva bisogno di parlare con qualcuno! Lee non le bastava più, voleva qualcuno come sua madre. Ma questa non c’era mai e di conseguenza si sentiva sola e incompresa.
“te lo dico io che ti sta succedendo…“ e si fermò un attimo per ingoiare la palla di gelato che aveva in bocca.
“è successa la stessa cosa a mia sorella… prima giocava sempre con me, stavamo sempre insieme… facevamo la qualsiasi… poi tutto d’un tratto si è allontanata, ha smesso di fare tutto quello che facevamo prima; adesso è sempre intrattabile… non le ci si può dire niente… dimmi la verità…“ in cuor suo, Kathleen, sperava che non le facesse la domanda imbarazzante.
“… non è che stai frequentando mia sorella?“ scoppiò a ridere e contemporaneamente tirò un sospiro di sollievo. Con Lee non aveva mai avuto problemi a parlare di qualsiasi cosa. Tra loro non c’erano mai stati segreti, ma quella era l’unica cosa di cui si vergognava veramente. Da un po’ di tempo a quella parte le cose erano cambiate e anche Lee, inevitabilmente, se n’era accorto. Lee cercò nella sua risata un indizio rivelatore. Un qualcosa che gli desse la conferma di ciò a cui stava pensando. Alla fine decise che la doveva aiutare. Anche se si sarebbe sentita in imbarazzo. Aveva bisogno di confidarsi con qualcuno e desiderava con tutto il cuore che quel qualcuno fosse proprio lui.
“Kathleen, lo sai che per te ci sono sempre stato e per te ci sarò sempre… con me ne puoi parlare! Fai conto che sia una femmina!!!“ disse sbattendo le ciglia in modo effeminato. Kathleen rise ma poi tornò in silenzio e Lee riprovò.
“tanto ormai l’ho capito… ti sono arrivate le mestruazioni, vero?“ Kathleen divenne tanto viola da far invidia alla mucca della Milka.
“su, vieni qua apina mia!“ le tolse la vaschetta dalle mani, appoggiandola sulla panchina, e prendendole la testa fra le mani, l’abbracciò portandosela al petto. Le accarezzava i capelli mentre lei piangeva e si lamentava.
“volevo parlarne con mia madre, ma non la vedo mai, a casa non c’è mai…o è a lavoro o dorme per la stanchezza… a volte si sente al telefono con tua mamma…ormai è tanto che non si vedono pure loro…ma non è questo il punto…mi beccherei un 2 in materia. Non so niente, non so che fare…“
“mi sa che stavolta ci prendo un voto più alto io!!!“ i due risero e stettero per molto abbracciati in quel modo.
 
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4 replies since 10/10/2010, 23:03   92 views
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